Come è noto, nel territorio di Empoli tra Medioevo ed Età moderna vi era stata una generale scomparsa dei mulini dalle rive del fiume Arno ed una loro crescente dislocazione lungo le idrovie limitrofe. È tuttavia nell’area tra Sovigliana ed Empoli, la stessa che ritroviamo in una cartografia disegnata da Gherardo Mechini attorno al 1610, che agli inizi del XIX secolo si assiste alla riproposizione di alcune antiche tipologie di opifici andanti ad acqua, a causa dei problemi posti dalla navigazione fluviale e dal mantenimento degli altri tipi di mulini.
Autore: Chiara Papalini
La città celebra i suoi 900 anni di storia. Empoli 2019: si raccontano nove secoli
Ciclo di conferenze da settembre a dicembre 2017 e poi da gennaio a dicembre 2018 a cura di Giuliano Pinto, Gaetano Greco e Simonetta Soldani
Sabato 23 settembre 2017, ore 17,15 – Museo del Vetro
Paolo Cammarosano, Prima della fondazione: le presenze signorili tra Valdelsa e Valdarno inferiore
Paolo Pirillo, La fondazione dell’abitato. Dai conti Guidi a Firenze
Tra bene pubblico e interessi privati: attività economiche e igiene urbana in età moderna a Empoli
Costruita lungo le rive dell’Arno, Empoli ha sviluppato nel corso dei secoli tutta una serie di attività legate al fiume, quali il traffico commerciale, la navigazione e le attività manifatturiere, assumendo dalle origini fino almeno alla metà dell’Ottocento i connotati di una vera e propria ‘terra fluviale’.
Ma l’uso delle acque per usi domestici ed industriali e, in particolare, il corretto smaltimento delle acque reflue, è stato, allora come, oggi terreno di scontro tra interessi diversi: da una parte la tutela della salute pubblica e la salvaguardia della competitività delle industrie e quindi dell’occupazione, dall’altra la necessità di richiedere la partecipazione dei cittadini alle spese sostenute dall’apparato governativo e di combattere l’abusivismo edilizio.
Chi era Becuccio? Ascesa sociale di un “bicchieraio” gambassino.
Becuccio è il più famoso «bicchieraio» gambassino, reso tale da Andrea del Sarto, che lo ha ritratto per ben due volte e due volte menzionato da Vasari nelle Vite, tuttavia non appariva ancora del tutto certa la sua identificazione con Domenico di Iacopo di Maffio, «bicchieraio» gambassino emigrato a Firenze all’inizio del ‘500.
Franco Ciappi e Silvano Mori presentano i risultati della ricerca che hanno intrapreso da tempo per ricostruire la figura di Becuccio, uno dei maggiori protagonisti del fenomeno di diffusione dell’arte vetraria dalla Valdelsa a Firenze in epoca rinascimentale.
Al Museo del Vetro di Empoli l’inaugurazione della mostra “Una valigia di calici. Vetri incisi nella valigia di un commesso viaggiatore”
Chi fosse interessato a vedere in diretta la decorazione di vetri alla mola può venire al Museo del vetro di Empoli il prossimo sabato 17 dicembre
Alle ore 18.00 dimostrazione di incisione su vetro dell’artigiano empolese Piero Paolini, che ha allestito nel salone del museo un piccolo laboratorio di incisione.
L’evento sarà preceduto, alle 17,30, dalla inaugurazione della mostra Una valigia di calici. Vetri incisi nella valigia di un commesso viaggiatore, frutto della collaborazione tra il Museo del vetro e gli Amici del MUVE.
L’ex casa del fascio di S. Maria a Ripa – Parte terza
Le trasformazioni successive
Dopo la caduta del Fascismo dalla Casa del Fascio dovevano essere soppressi gli emblemi di regime. Spesso in molti edifici del genere tali elementi venivano del tutto eliminati; nel nostro caso l’operazione da fare era molto semplice e fu sufficiente cancellare l’iscrizione sulla fascia di coronamento del prospetto e presentare la foto di Togliatti ben visibile in asse con l’ingresso, quasi come uno stendardo (fig.1).
Dopo la Liberazione, l’Intendenza di Finanza di Firenze concesse l’edificio in uso alla popolazione di Santa Maria, che lo utilizzò come Circolo popolare. Negli anni Cinquanta si cominciò a costruire nelle sue immediate adiacenze la nuova sede del Circolo, l’attuale Casa del Popolo. Negli stessi anni l’Intendenza di Finanza di Firenze dispose la vendita del vecchio immobile mediante asta pubblica mentre il Circolo aveva manifestato la sua disponibilità ad acquistarlo a trattativa privata o anche ad averlo in locazione.[1]
Nel 1955 anche il Comune di Empoli si dimostrava intenzionato all’acquisto e per questo fu redatta una perizia composta di planimetria e relazione di stima[2] .
L’ex casa del fascio di S. Maria a Ripa – Parte seconda
L’inaugurazione
La costruzione fu completata nell’arco di due anni con le modalità previste dal progetto, tranne che per la finestra a sinistra dell’accesso sul fronte principale, che andava a sostituire una porta. L’inaugurazione, in perfetto stile fascista, avvenne il 29 ottobre 1932 e di essa troviamo la descrizione sulla cronaca di Empoli de «La Nazione». Da essa si apprende che il finanziamento dell’opera si deve al Marchese Guido Baldo Pianetti e al contributo di numerosi soci. Tra il 1930 e il 1933 infatti furono rilasciate e firmate dal presidente Italo Taddei un centinaio di “azioni” o certificati di sottoscrizione per la costruzione dell’edificio, del valore di 25 lire ciascuna.
L’ex casa del fascio di S. Maria a Ripa – Parte prima
L’inizio dei lavori di consolidamento della “ex casa del fascio” di Santa Maria offre l’occasione per conoscere meglio le vicende che accompagnano questo edificio, ricostruite dall’arch. Francesca Capecchi.
La sua costruzione è strettamente legata alle vicende storico-politiche del ventennio. Dal punto di vista urbanistico il 1928 fu un anno cruciale, poiché segnò la completa presa in possesso della gestione amministrativa delle città da parte dei podestà, che misero in cantiere nuove iniziative volte ad affermare il regime in maniera incondizionata anche nell’organizzazione e nell’immagine urbana.[1] Nel discorso ai deputati del 1° gennaio 1928, Mussolini sottolineava il carattere celebrativo dell’architettura di regime, che doveva esprimersi con un linguaggio tale da “eliminare a grado a grado ciò che è dovuto ad eccesso di fantasia, o di ubbidienza al dogma (…) per lasciare nei secoli l’impronta del tempo fascista”.[2]
Oggetti, immagini e documenti nella mostra temporanea curata dagli Amici del MUVE per il sesto compleanno del Museo del vetro su “I vetri impagliati del MUVE. Modelli a confronto dal XIX al XX secolo”.
Giovedì 7 luglio dalle ore 21,30
Inaugurazione della mostra
L’esposizione sarà visitabile fino al 30 settembre e presenta una varietà di oggetti che copre un ampio arco cronologico e che si caratterizza sia per le diverse materie prime utilizzate, sia per tipologia di impagliatura. Dai fiaschi, simbolo delle vetrerie empolesi e “ideale contenitore del vino toscano” alle damigiane – soffiate a bocca o realizzate con lavorazione automatica – rivestite con materiale più resistente e rinforzate nella base con assi di legno modellate in varie fogge. Dalle ampolle agli altri oggetti di “bufferia”: tiraolio, fiasche da ghiaccio, borracce fino alle prime bottiglie industriali per il maraschino e ai raffinati serviti da tavola.
Un Sindaco e la sua città: Mario Assirelli a 100 anni dalla sua nascita.
Incontro al Museo del vetro venerdì 22 aprile alle 18
Un’occasione per ricordare o conoscere uno dei personaggi della vita pubblica che hanno più caratterizzato lo sviluppo e la modernizzazione di Empoli, protagonista indiscusso della vita politica, sociale e istituzionale. Entra in Consiglio comunale con le prime elezioni amministrative del 31 marzo 1946 e vi resta fino al 1985, dal 1948 al 1960 fa parte della Giunta di Gino Ragionieri; dal 1960 al 1980 ricopre la carica di Sindaco.
La vita di Mario Assirelli si intreccia fin da giovanissimo con il movimento antifascista empolese: arrestato per appartenenza e propaganda comunista il 10 giugno 1937, fu condannato a tre anni di carcere dal Tribunale speciale per la difesa dello stato e nel 1943 fu deportato, come internato militare, nei campi di lavoro in Germania. La fedeltà ai valori dell’antifascismo e della resistenza è un elemento di continuità ben riconoscibile nella sua vita pubblica.