I momenti drammatici dell’alluvione del 3 dicembre 1844, una delle più disastrose nella storia del nostro territorio, nelle parole dell’allora ingegnere di circondario (una sorta di ufficio tecnico dell’epoca) Giovanni Veneziani, sono già stati pubblicati da Paolo Santini nel volume: Spicchio un borgo sull’Arno (Fucecchio, Edizioni dell’Erba, 2007), insieme ad una generale descrizione dei luoghi di tracimazione e rottura degli argini.
Qui vogliamo segnalare l’esistenza nell’archivio storico comunale (Preunitario, Comunità) di un “prospetto” a stampa, conservato in più copie, che elenca nominalmente tutte le persone che rimasero danneggiate, la natura precisa e l’entità dei danni, nonché un elenco dei soccorsi ricevuti e dei modi scelti caso per caso per rifondere i danni.
Autore: Elisa Boldrini
Aspettando Becuccio. Appuntamento al Museo del vetro di Empoli, 31 marzo 2017
Nell’attesa di conoscere le ultime novità in merito all’inedita ricerca che Franco Ciappi e Silvano Mori, della Società Storica della Valdelsa, stanno portando avanti intorno alla figura del famoso vetraio gambassino noto come Becuccio bicchieraio – i cui primi risultati saranno anticipati nell’incontro di venerdì prossimo al Museo del Vetro di Empoli – proviamo a solleticare la curiosità dei nostri lettori recuperando qualche notizia intorno a questo personaggio.
Becuccio bicchieraio è noto agli storici dell’arte perché ricordato per ben due volte nelle Vite del Vasari: innanzitutto quale committente della famosa Pala di Gambassi realizzata da Andrea del Sarto, «amicissimo suo», per il convento delle monache benedettine dei Santi Lorenzo ed Onofrio, appena fuori del castello – appunto – di Gambassi, nella cui predella «ritrasse al naturale esso Becuccio e la moglie», quindi nella Vita del Pontormo che – a detta di Vasari –«ritrasse in uno stesso quadro due suoi amicissimi: l’uno fu il genero di Becuccio bicchieraio et un altro del quale parimenti non so il nome». La maestosa pala di Andrea del Sarto, databile al 1527-28, si conserva oggi nella Galleria Palatina di Firenze, mentre la coppia di ritratti della predella è stata identificata da Alessandro Conti con i due ritratti sarteschi dell’Art Institut di Chicago (A. Conti, Andrea del Sarto e Becuccio bicchieraio, «Prospettiva», 33-36 (1983-1984). Pp. 161-165). Il doppio ritratto del Pontormo ricordato nella vita del Carrucci si ritiene che debba identificarsi con quello della Fondazione Cini di Venezia, che recentemente è stato esposto alla mostra che Palazzo Strozzi ha dedicato al pittore pontormese e al suo comprimario, Rosso Fiorentino, Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della ‘maniera’ (Firenze, Palazzo Strozzi 8 marzo – 20 luglio 2014).
Aggiunte intorno a Luca Manzuoli: da frate a cardinale
Un ‘diario in rete’, quello che in termini informatici – ormai familiari anche ai non addetti ai lavori – definiamo un blog, vive del costante contributo della sua comunità di lettori.
È con piacere che accogliamo e condiviamo con il nostro pubblico le ricerche del signor Boreno Borsari intorno al cardinal Laborante, importante prelato originario di Pontorme, al quale nelle scorse settimane abbiamo dedicato un post.
La ricerca bibliografica enumera una serie di brevi citazioni da testi di varia natura, nei quali è stato possibile rintracciare le scarne notizie riferibili a questo personaggio, in molti casi riutilizzate nelle diverse fonti ma in ogni caso utili a sottolineare l’importanza del Laborante e il contesto storico nel quale è vissuto.
Save the date! 10 febbraio 2017. Presentazione del nuovo numero della rivista Quaderni d’Archivio. Protagonista l’Arno
Non poteva essere altrimenti. Nell’anno del cinquantesimo anniversario della tragica alluvione che il 4 novembre 1966 colpì Firenze e gran parte del Valdarno, la redazione di Quaderni d’Archivio ha voluto dedicare la parte monografica della rivista all’Arno, indiscusso protagonista delle innumerevoli iniziative che negli ultimi mesi del 2016 hanno rievocato quei dolorosi momenti.
I saggi raccolti nel nuovo numero della rivista dell’Associazione Amici dell’Archivio Storico di Empoli, Governare l’Arno. Uso delle acque e interventi di regimazione tra XV e XVIII secolo, non sono dedicati all’alluvione del 1966 ma partono da quell’evento per indagare – come ha sottolineato V. Arrighi nell’introduzione – «aspetti e momenti diversi della “politica delle acque” messa in atto nella nostra zona in vari momenti del nostro passato», facendo il punto sugli studi intorno all’uso delle acque fluviali nel nostro territorio.
Spigolature intorno a personaggi pontormesi: il frate Luca Manzuoli
Rievocazioni storiche e cortei in costume possono contribuire proficuamente alla riscoperta della storia di una comunità, come dimostra ogni anno l’appuntamento con il volo del ciuco e il relativo corteo di figuranti che sfila per le vie del centro di Empoli.
Il corteo storico organizzato in occasione di ‘Pontorme in festa’ ci ha offerto, ad esempio, lo spunto per riparlare di alcuni personaggi poco conosciuti, se non dimenticati, come il Cardinal Laborante, cui si pensava addirittura di intitolare una strada.
L’alluvione del 1966: racconto di Annunziata “Fedora” Mancini di Brusciana per ricordare il padre Palmiro travolto dalla piena dell’Elsa
La mostra Empoli, i giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966, allestita a Avane nello spazio della Vela Margherita Hack fino al 13 novembre, dopo la permanenza nei due plessi della scuola media Busoni Vanghetti, sarà visitabile a partire dalla prossima settimana in alcuni Circoli Arci dell’Empolese Valdelsa: un’opportunità per ampliarne la fruizione anche nelle frazioni periferiche.
Il primo circolo che ospiterà la mostra sarà quello di Ponte a Elsa.
Nell’ondata di piena dell’Elsa del 4 novembre 1966 perse la vita Palmiro Mancini di Brusciana. La figlia Annunziata “Fedora”, oggi novantatreenne, ha condiviso il ricordo di quella tragedia scrivendo il suo racconto-testimonianza, pubblicato nel volume curato dall’Associazione per l’Arno L’Arno raccontato: tra cronaca e immaginario, 1966-2006 (Tagete, 2006).
Una mostra per ricordare: “Empoli. I giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966”
L’Archivio storico Per i 50 anni dall’alluvione del 1966
Empoli. I giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966
4-13 novembre: orario: 17,00-19.30
La Vela – Margherita Hack, Via Magolo 32 – Avane
Inaugurazione: 4 novembre. ore 17,30
L’archivio storico di Empoli ha messo a disposizione materiale documentario e immagini per ricostruire attraverso una mostra questo evento drammatico – l’alluvione del 1966 – che interessò insieme a Firenze molti territori del bacino dell’Arno e dei suoi affluenti. Anche Empoli subì pesanti danni e ci furono anche due vittime.
Due Pontormesi del passato nel segno di una strada: il cardinale Laborante e Adolfo Scardigli
Chi ha assistito al corteo storico medievale che ha percorso le strade di Pontorme in occasione dell’ultima edizione di “Pontorme in festa” avrà senz’altro notato la presenza tra i figuranti in costume d’epoca di un curioso personaggio in abito cardinalizio. Si trattava del Cardinale Laborante che il georgofilo Emanuele Repetti nel suo Dizionario geografico fisico storico della Toscana ricorda come uno degli «uomini illustri» nativi di Pontorme che «fiorì nel secolo XII, e di cui sebbene non si conosca il casato, si sa peraltro a confessione sua, ch’egli era nativo di Pontormo».
Il tributo ad un ingegnere di fine Ottocento: Via Guido Dainelli
Negli anni compresi tra la prima e la seconda guerra mondiale la città di Empoli è stata protagonista di una significativa espansione urbanistica con la costruzione di nuovi quartieri residenziali e industriali le cui vie richiedevano – necessariamente – di essere denominate.
Al fine di definire la toponomastica comunale in vista del VII censimento generale della popolazione, nei primi giorni del 1931 l’amministrazione comunale empolese invitò Vittorio Fabiani, allora preside della R. Scuola “Leonardo da Vinci”, e il vice podestà Cav. Emilio Comparini a proporre i nomi per una serie di strade di nuova costruzione. Il ritrovamento all’interno del carteggio comunale [ASCE, Postunitario, 3/415 (1932)] dell’interessantissimo fascicolo relativo alla definizione della nuova toponomastica stradale ci permette di ripercorrere il dibattito nato intorno alla scelta – non del tutto scontata – di alcuni nomi di cui daremo conto nei prossimi interventi del blog.
Due date topiche dell’Italia unita: via XX settembre e via XI Febbraio
Abbiamo visto nei precedenti post come nei primi anni del ‘900 l’amministrazione comunale empolese abbia proceduto all’ampliamento del paese in direzione di Firenze, attraverso la lottizzazione dei terreni, già Vannucci Zauli, compresi tra la linea ferroviaria e via Fiorentina.
In questo contesto prende forma l’asse stradale di via XX settembre che, ortogonalmente a via Tripoli, definisce il reticolo viario a maglie regolari che caratterizza lo sviluppo dei quartieri orientali della città.
Il nome della strada fu approvato dalla giunta comunale con la seduta del 16 giugno 1913 [ASCE, Postunitario, 3/283, 10.1.16 (1913)] attestando l’omaggio dell’amministrazione locale ad una delle date simbolo dell’Italia postunitaria, il 20 settembre 1870, giorno in cui l’esercito italiano era entrato a Roma attraverso la breccia di Porta Pia mettendo così fine al potere temporale del Papa e ricongiungendo, finalmente, la città al resto della nazione ormai quasi completamente riunita sotto la casa regnante dei Savoia.