Come si sa dagli statuti locali, il vertice del comune di Empoli nell’antico regime era costituito dai consoli, dai capitani di parte guelfa e dal consiglio generale, cui verso la fine del secolo XVI si aggiunse la figura del Gonfaloniere. Si trattava di cariche temporanee, rivestite a turno dai cittadini in possesso dei requisiti previsti dagli Statuti (20 anni di residenza in città ed un “estimo”, cioè una capacità contributiva stimata di almeno 2 lire). Non esisteva negli Statuti più antichi alcun riferimento a quello che oggi chiameremmo il “dress code” di questi pubblici ufficiali, cioè nessuna regola da osservarsi per il vestire. Possiamo dunque immaginare, benché nelle epoche più antiche il vestiario rivestisse una particolare importanza come segno distintivo dello status economico-sociale di ciascuna persona, che, quando la campana suonava “a consiglio”, i detentori delle varie cariche si recassero al palazzo comunale vestiti come capitava.
Categoria: Materiali Storici di Empoli
13 febbraio 1945: La partenza dei volontari raccontata da alcuni dei protagonisti
Daniele Lovito
Il 2 settembre 1944 Empoli venne finalmente liberata dall’occupazione nazifascista dopo essere rimasta per più di un mese sulla linea del fronte e per più di vent’anni, a partire dai tragici fatti del 1° marzo 1921, sotto la coltre repressiva, coercitiva e liberticida del fascismo.
La guerra totale non aveva risparmiato alla città e ai suoi abitanti nessuna delle sue tragiche conseguenze e questo fu lo scenario agghiacciante che si presentò ai membri del CLN locale e all’amministrazione provvisoria, insediatasi circa un mese prima nella frazione di Monterappoli, camminando tra le macerie d’una città colpita, ferita, semidistrutta.
76° anniversario della partenza dei volontari per la guerra di liberazione
13 febbraio 1945 – 13 febbraio 2021
Ho condiviso con il giovane storico Daniele Lovito i ricordi di alcuni “volontari della libertà” partiti da Empoli il 13 febbraio 1945, perché a sua volta li utilizzasse inseriti in un più ampio contesto storico.
Ne ho conosciuti molti, per motivi di lavoro, in occasione dei loro raduni regionali e dei loro incontri annuali. La prima volta nel febbraio 1995, erano ancora in molti, e poi ogni cinque anni, con numeri sempre più defilati.
Ricordo con affetto e anche con ammirazione quelli di loro che hanno ricoperto la carica di Presidente dell’ANPI di Empoli: Aldo Giuntoli, Mauro Salvadori, Gianfranco Carboncini, ma mi vengono alla mente anche gli altri, ognuno con la propria individualità, ma tutti ancora legati a quella esperienza fondativa.
Documenti di antiche famiglie empolesi in un archivio privato di Milano
Nella dispersione pressoché completa cui sono andate incontro le fonti documentarie relative alle antiche famiglie empolesi, mi è sembrato importante segnalare la presenza di alcune di esse in un archivio privato milanese, quello dei Cerrina Feroni. L’inventario di questo fondo archivistico, pubblicato a stampa nel 2009, è stato di recente reso disponibile on line sul sito della Soprintendenza Archivistica e bibliografica per la Toscana. Si tratta di un archivio abbastanza conosciuto da quegli studiosi che nel corso delle loro indagini storiche si sono imbattuti nella figura di Francesco Feroni (1614-1696), protagonista di una prodigiosa ascesa sociale ed economica, che lo portò, dal modesto mestiere di tintore, a diventare commerciante di livello internazionale e ad essere insignito nel 1681 del titolo di marchese di Bellavista. All’estinzione della famiglia nel 1865 il patrimonio e l’archivio dei Feroni passarono ai milanesi Cerrina che nel 1902 ottennero di aggiungere al proprio il cognome Feroni.
Problemi urbanistici nell’Ottocento empolese: dove fare uno spazio per il gioco del pallone?
Il gioco del pallone – 3° parte
Fin dalla fine del Settecento, la crescente popolarità del gioco del pallone ha spinto la comunità empolese a individuare uno spazio dove poter praticare questa attività in totale tranquillità, senza il timore di recare danni e incomodi ai proprietari delle abitazioni vicine, alimentando un interessante dibattito all’interno delle diverse amministrazioni che si sono trovate ad affrontare il problema. Varie – abbiamo visto – sono state le soluzioni proposte, tutte più o meno temporanee.
Il primo stadio di Empoli lungo le mura dell’antico castello
il gioco del pallone – 2° parte
Il gioco del pallone e – si badi bene – non il gioco del calcio, come abbiamo avuto modo di precisare in un precedente post, ebbe larga diffusione in tutto il Granducato di Toscana. E sembra che godesse di grande popolarità anche nella neonata comunità di Empoli dove alla fine del Settecento il gioco sembrava creare diversi problemi alle piante degli orti ricavati nel pomerio delle mura orientali, spesso danneggiate dalle frotte di ragazzi che vi entravano per recuperare le palle. Insomma giocare a pallone non era affatto semplice e nel corso degli anni si fa pressante da parte della popolazione empolese la richiesta alle autorità comunitative di uno spazio dove poter svolgere questa attività in tutta tranquillità, senza danni e molestie per alcuno.
Dal palio alla tonda all’ippodromo di Empoli ovvero la festa del SS. Crocifisso del 1869
Dopo il 1861 è il Comune che si occupa dell’organizzazione delle corse e annuncia con appositi avvisi le corse di “cavalli sciolti” o con i fantini per le feste più importanti come la festa dello Statuto e Unità d’Italia e del Corpus Domini e in occasione della fiera annuale. Negli avvisi compaiono i nomi dei cavalli e dei fantini, ma non vi si indica mai il luogo di svolgimento delle corse; si può pensare che queste si svolgessero in Via del Giglio o intorno al Campaccio e dovevano avere un certo successo se – nel 1867 – Garibaldi, che in quei giorni soggiornava a Vinci, venne ad Empoli anche per assistere alle corse dei cavalli, che probabilmente si svolsero nella piazza Vittorio Emanuele (il tradizionale “palio alla tonda”). Lo testimonia la lapide in marmo collocata sulla terrazza del portico murato del Palazzo Ricci, situato in piazza Farinata degli Uberti fra il palazzo pretorio e la Collegiata.
Quando a Empoli si giocava a pallone … ma non a calcio
il gioco del pallone – 1° puntata
Non c’è dubbio che uno degli sport più seguiti e praticati, e non solo a Empoli, sia il calcio, che ha raggiunto da tempo l’ambito ruolo di sport nazionale, ma non sempre il gioco del pallone ha coinciso con la pratica del football.
I giochi di palla erano estremamente diffusi nei secoli passati, praticati sia da bambini e ragazzi nelle campagne o nelle vie cittadine, creando tra l’altro non pochi problemi al ‘quieto vivere’, che da adulti. Un grande successo era riscosso dal cosiddetto gioco del pallon grosso o pallone col bracciale, gioco di antica origine che nel corso del XIX secolo ebbe un larghissimo seguito in molte regioni italiane, tra cui la Toscana, tanto da precedere il calcio all’inglese nel connotare la pratica sportiva a livello nazionale.