Rievocazioni storiche e cortei in costume possono contribuire proficuamente alla riscoperta della storia di una comunità, come dimostra ogni anno l’appuntamento con il volo del ciuco e il relativo corteo di figuranti che sfila per le vie del centro di Empoli.
Il corteo storico organizzato in occasione di ‘Pontorme in festa’ ci ha offerto, ad esempio, lo spunto per riparlare di alcuni personaggi poco conosciuti, se non dimenticati, come il Cardinal Laborante, cui si pensava addirittura di intitolare una strada.Leggi tutto
Chi fosse interessato a vedere in diretta la decorazione di vetri alla mola può venire al Museo del vetro di Empoli il prossimo sabato 17 dicembre
Alle ore 18.00 dimostrazione di incisione su vetro dell’artigiano empolesePiero Paolini, che ha allestito nel salone del museo un piccolo laboratorio di incisione.
L’evento sarà preceduto, alle 17,30, dalla inaugurazione della mostraUna valigia di calici. Vetri incisi nella valigia di un commesso viaggiatore, frutto della collaborazione tra il Museo del vetro e gli Amici del MUVE.Leggi tutto
La mostra Empoli, i giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966, allestita a Avane nello spazio della Vela Margherita Hack fino al 13 novembre, dopo la permanenza nei due plessi della scuola media Busoni Vanghetti, sarà visitabile a partire dalla prossima settimana in alcuni Circoli Arci dell’Empolese Valdelsa: un’opportunità per ampliarne la fruizione anche nelle frazioni periferiche.
Il primo circolo che ospiterà la mostra sarà quello di Ponte a Elsa.
Nell’ondata di piena dell’Elsa del 4 novembre 1966 perse la vita Palmiro Mancini di Brusciana. La figlia Annunziata “Fedora”, oggi novantatreenne, ha condiviso il ricordo di quella tragedia scrivendo il suo racconto-testimonianza, pubblicato nel volume curato dall’Associazione per l’Arno L’Arno raccontato: tra cronaca e immaginario, 1966-2006 (Tagete, 2006).Leggi tutto
Dopo la caduta del Fascismo dalla Casa del Fascio dovevano essere soppressi gli emblemi di regime. Spesso in molti edifici del genere tali elementi venivano del tutto eliminati; nel nostro caso l’operazione da fare era molto semplice e fu sufficiente cancellare l’iscrizione sulla fascia di coronamento del prospetto e presentare la foto di Togliatti ben visibile in asse con l’ingresso, quasi come uno stendardo (fig.1).
Dopo la Liberazione, l’Intendenza di Finanza di Firenze concesse l’edificio in uso alla popolazione di Santa Maria, che lo utilizzò come Circolo popolare. Negli anni Cinquanta si cominciò a costruire nelle sue immediate adiacenze la nuova sede del Circolo, l’attuale Casa del Popolo. Negli stessi anni l’Intendenza di Finanza di Firenze dispose la vendita del vecchio immobile mediante asta pubblica mentre il Circolo aveva manifestato la sua disponibilità ad acquistarlo a trattativa privata o anche ad averlo in locazione.[1] Nel 1955 anche il Comune di Empoli si dimostrava intenzionato all’acquisto e per questo fu redatta una perizia composta di planimetria e relazione di stima[2] .Leggi tutto
La costruzione fu completata nell’arco di due anni con le modalità previste dal progetto, tranne che per la finestra a sinistra dell’accesso sul fronte principale, che andava a sostituire una porta. L’inaugurazione, in perfetto stile fascista, avvenne il 29 ottobre 1932 e di essa troviamo la descrizione sulla cronaca di Empoli de «La Nazione». Da essa si apprende che il finanziamento dell’opera si deve al Marchese Guido Baldo Pianetti e al contributo di numerosi soci. Tra il 1930 e il 1933 infatti furono rilasciate e firmate dal presidente Italo Taddei un centinaio di “azioni” o certificati di sottoscrizione per la costruzione dell’edificio, del valore di 25 lire ciascuna.Leggi tutto
L’inizio dei lavori di consolidamento della “ex casa del fascio” di Santa Maria offre l’occasione per conoscere meglio le vicende che accompagnano questo edificio, ricostruite dall’arch. Francesca Capecchi.
La sua costruzione è strettamente legata alle vicende storico-politiche del ventennio. Dal punto di vista urbanistico il 1928 fu un anno cruciale, poiché segnò la completa presa in possesso della gestione amministrativa delle città da parte dei podestà, che misero in cantiere nuove iniziative volte ad affermare il regime in maniera incondizionata anche nell’organizzazione e nell’immagine urbana.[1] Nel discorso ai deputati del 1° gennaio 1928, Mussolini sottolineava il carattere celebrativo dell’architettura di regime, che doveva esprimersi con un linguaggio tale da “eliminare a grado a grado ciò che è dovuto ad eccesso di fantasia, o di ubbidienza al dogma (…) per lasciare nei secoli l’impronta del tempo fascista”.[2]Leggi tutto
Giovedì 7 luglio dalle ore 21,30 Inaugurazione della mostra
L’esposizione sarà visitabile fino al 30 settembre e presenta una varietà di oggetti che copre un ampio arco cronologico e che si caratterizza sia per le diverse materie prime utilizzate, sia per tipologia di impagliatura. Dai fiaschi, simbolo delle vetrerie empolesi e “ideale contenitore del vino toscano” alle damigiane – soffiate a bocca o realizzate con lavorazione automatica – rivestite con materiale più resistente e rinforzate nella base con assi di legno modellate in varie fogge. Dalle ampolle agli altri oggetti di “bufferia”: tiraolio, fiasche da ghiaccio, borracce fino alle prime bottiglie industriali per il maraschino e ai raffinati serviti da tavola.Leggi tutto
ll 24 maggio 1915 l’Italia entrava in guerra contro gli Imperi centrali, gettandosi nella Prima Guerra Mondiale dieci mesi dopo l’inizio delle ostilità in Europa
Perché parlare della Grande Guerra in relazione ad una realtà territoriale specifica, circoscritta e «lontana dal fronte» come quella di Empoli?
Perché quella che si consumò fu «una guerra smisurata, radicalmente nuova», la prima, vera guerra industrializzata, ipertecnologica e di massa; una guerra che segnò una cesura storica profonda, capace di modificare violentemente le strutture sociali e politiche vigenti e di accelerare processi già avviati in precedenza; una guerra «totale», che, oltre a milioni di soldati, travolse nel suo turbine ogni settore della società civile, chiamando tutti i cittadini a contribuire, come retroguardia degli eserciti al fronte, all’efficace funzionamento della macchina bellica messa in moto dagli Stati coinvolti nel conflitto. Anche Empoli, dunque, come tutte le città italiane, fu costretta a mobilitarsi. Già lo scoppio del conflitto europeo nell’estate del 1914 aveva contribuito a mutare il quadro economico-sociale e culturale empolese e ad acuire le tensioni locali già esistenti tra una classe dirigente liberale, abile nel far coincidere nelle proprie mani il potere economico con quello amministrativo, e una classe lavoratrice, politicamente imperniata in maggior misura sul Partito socialista e organizzata in una vivace trama associativa. Durante i dieci mesi di neutralità, il confronto/scontro tra queste due parti crebbe di pari passo con l’evolversi del dibattito sulla possibilità d’intervento italiano, dibattito di cui resta testimonianza sulle pagine de «Il Piccolo Corriere del Valdarno e della Valdelsa», filogovernativo e, quindi, possibilista sull’intervento, e sul periodico socialista «Vita Nuova», fermamente antimilitarista.Leggi tutto
Incontro al Museo del vetrovenerdì 22 aprile alle 18
Un’occasione per ricordare o conoscere uno dei personaggi della vita pubblica che hanno più caratterizzato lo sviluppo e la modernizzazione di Empoli, protagonista indiscusso della vita politica, sociale e istituzionale. Entra in Consiglio comunale con le prime elezioni amministrative del 31 marzo 1946 e vi resta fino al 1985, dal 1948 al 1960 fa parte della Giunta di Gino Ragionieri; dal 1960 al 1980 ricopre la carica di Sindaco.
La vita di Mario Assirelli si intreccia fin da giovanissimo con il movimento antifascista empolese: arrestato per appartenenza e propaganda comunista il 10 giugno 1937, fu condannato a tre anni di carcere dal Tribunale speciale per la difesa dello stato e nel 1943 fu deportato, come internato militare, nei campi di lavoro in Germania. La fedeltà ai valori dell’antifascismo e della resistenza è un elemento di continuità ben riconoscibile nella sua vita pubblica.Leggi tutto
Il primo e più visibile segnale che il Comune democratico eletto il 31 marzo 1946 nasceva nel segno dell’antifascismo militante doveva venire ovviamente dalla scelta del sindaco.
Gino Ragionieri, artigiano, era stato condannato a 12 anni di carcere dal Tribunale speciale nel 1939, perché membro della vasta organizzazione comunista toscana scoperta nel luglio 1938. Scarcerato nel 1943, alla caduta del fascismo, dopo l’8 settembre – cercando di sfuggire ad un’azione di rastrellamento compiuta dai fascisti del Commissario Todini, fu ferito gravemente e catturato. Nella speranza di farlo parlare fu trasportato all’ospedale di Firenze e operato d’urgenza. L’intervento chirurgico riuscì, ma pochi giorni dopo Ragionieri, se pure sorvegliato a vista, fu liberato da una squadra di GAP fiorentina. Entrò poi nel movimento partigiano.Leggi tutto
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