Chi non ricorda lo studio del fotografo Massa in via Lavagnini, in angolo con via Marchetti? Dario Massa è stato per trent’anni un punto di riferimento per più generazioni di empolesi, fotografandone le persone, soprattutto i bambini, ma anche i prodotti delle attività industriali e manifatturiere, che hanno caratterizzato l’identità economica di Empoli.
Mese: Aprile 2015
Alle origini della fotografia. Studi fotografici a Empoli tra XIX e XX secolo. Parisio Cantini (3° parte)
Si conclude con questa ultima parte il breve profilo del fotografo empolese Parisio Cantini.
Nel secondo decennio del Novecento prosegue l’attività dello studio fotografico Cantini che reclamizza in particolare l’esecuzione di foto su porcellana per monumenti, lapidi ecc., ingrandimenti e riproduzioni e – sempre molto richiesti – ritratti di bambini e neonati per i quali la sala di posa riscaldata offriva il massimo comfort. Alla fine del 1911 vengono svolti i lavori ampliamento dello studio “abbellito secondo le ultime moderne esigenze”.
Presentazione del libro sull’anarchico Oreste Ristori. Venerdì 24 aprile al Cenacolo degli Agostiniani.
Si conclude un percorso di valorizzazione sulla figura dell’empolese Oreste Ristori con la presentazione del libro Oreste Ristori: vita avventurosa di un anarchico tra Toscana e Sudamerica di Carlo Romani (professore di Storia Contemporanea alla Università di Rio di Janeiro), in cui emerge lo spessore del personaggio nel più ampio contesto dell’emigrazione in America Latina di anarchici e comunisti italiani, e toscani in particolare, tra la fine del Ottocento e i primi decenni del Novecento.
Il recupero dell’area ex Vitrum a Empoli
Il progetto di recupero proposto è nato dalla volontà di restituire alla città di Empoli uno spazio integrato all’interno del suo tessuto urbano, in un’area dismessa di tipo produttivo, dove i manufatti costituiscono un pericolo vero e proprio per i cittadini, a causa dei loro continui cedimenti strutturali, mettendone a repentaglio l’incolumità. Nonostante ciò, essi rappresentano una preesistenza, impossibile da non considerare nella progettazione di un nuovo isolato che dialoghi adeguatamente con il contesto.
Nino Bezzi (1882-1961). Fine letterato e uomo generoso – Parte Terza
Molto probabilmente proprio la persecuzione subita dopo il 1924 spinse Bezzi ad allontanarsi da Empoli: Mario Bini pone al 1926 un suo viaggio nel Sud America. Bezzi aveva subìto anche la revoca della licenza di pubblicista, allontanato dunque dall’attività di giornalista, così brillantemente esercitata nel 1912 come direttore del settimanale «Arno». Sembra che durante il fascismo poté scrivere per i circoli delle Associazioni venatorie: era infatti un uomo appassionato e competente in questa attività.
Alle origini della fotografia. Studi fotografici a Empoli tra XIX e XX secolo. Parisio Cantini (2° parte)
Dopo una lunga pausa ritorniamo a seguire le vicende del fotografo empolese Parisio Cantini.
Con l’apertura del punto vendita di via Curtatone e Montanara l’attività di Cantini si indirizza alla vendita di materiali per la fotografia, pubblicizzata anche su riviste specializzate, e la gestione dello studio fotografico con l’aiuto di “provetti operatori assunti a tale scopo da altri rinomati stabilimenti fotografici”. Nel corso del 1910 Cantini è alla ricerca di apprendisti, in particolare di un “provetto stampatore al bromuro”.
Nino Bezzi (1882-1961). Fine letterato e uomo generoso – Parte Seconda
Nino Bezzi, 42 anni nel 1924, era presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci a Empoli.
Tra i punti che i fascisti desideravano per completare il totalitarismo in Italia c’era quello di fare di tale Associazione, a partire dal suo livello nazionale, una appendice dello stesso programma fascista. Poco dopo la scomparsa di Matteotti, nel clima risoluto che le opposizioni andavano manifestando in quell’estate, il Congresso Nazionale dell’Associazione, svoltosi ad Assisi a partire dal 27 luglio, aveva respinto il tentativo di uniformare i reduci ai fascisti. Un ordine del giorno di “condanna dei metodi e dei fini fascisti” fu illustrato al re dal pluridecorato generale Ettore Viola, già comandante degli “arditi” nella primavera 1918 sul M. Grappa. La colonizzazione della memoria intorno alla recente guerra era evidentemente giocata dai fascisti in vista di un futuro da affrontarsi con compattezza spregiudicata, al servizio delle decisioni centrali, a costo di fratture interne e di sopraffazioni.