L’inizio dei lavori di consolidamento della “ex casa del fascio” di Santa Maria offre l’occasione per conoscere meglio le vicende che accompagnano questo edificio, ricostruite dall’arch. Francesca Capecchi.
La sua costruzione è strettamente legata alle vicende storico-politiche del ventennio. Dal punto di vista urbanistico il 1928 fu un anno cruciale, poiché segnò la completa presa in possesso della gestione amministrativa delle città da parte dei podestà, che misero in cantiere nuove iniziative volte ad affermare il regime in maniera incondizionata anche nell’organizzazione e nell’immagine urbana.[1] Nel discorso ai deputati del 1° gennaio 1928, Mussolini sottolineava il carattere celebrativo dell’architettura di regime, che doveva esprimersi con un linguaggio tale da “eliminare a grado a grado ciò che è dovuto ad eccesso di fantasia, o di ubbidienza al dogma (…) per lasciare nei secoli l’impronta del tempo fascista”.[2]Leggi tutto
Negli anni compresi tra la prima e la seconda guerra mondiale la città di Empoli è stata protagonista di una significativa espansione urbanistica con la costruzione di nuovi quartieri residenziali e industriali le cui vie richiedevano – necessariamente – di essere denominate.
Al fine di definire la toponomastica comunale in vista del VII censimento generale della popolazione, nei primi giorni del 1931 l’amministrazione comunale empolese invitò Vittorio Fabiani, allora preside della R. Scuola “Leonardo da Vinci”, e il vice podestà Cav. Emilio Comparini a proporre i nomi per una serie di strade di nuova costruzione. Il ritrovamento all’interno del carteggio comunale [ASCE, Postunitario, 3/415 (1932)] dell’interessantissimo fascicolo relativo alla definizione della nuova toponomastica stradale ci permette di ripercorrere il dibattito nato intorno alla scelta – non del tutto scontata – di alcuni nomi di cui daremo conto nei prossimi interventi del blog.Leggi tutto
Giovedì 7 luglio dalle ore 21,30 Inaugurazione della mostra
L’esposizione sarà visitabile fino al 30 settembre e presenta una varietà di oggetti che copre un ampio arco cronologico e che si caratterizza sia per le diverse materie prime utilizzate, sia per tipologia di impagliatura. Dai fiaschi, simbolo delle vetrerie empolesi e “ideale contenitore del vino toscano” alle damigiane – soffiate a bocca o realizzate con lavorazione automatica – rivestite con materiale più resistente e rinforzate nella base con assi di legno modellate in varie fogge. Dalle ampolle agli altri oggetti di “bufferia”: tiraolio, fiasche da ghiaccio, borracce fino alle prime bottiglie industriali per il maraschino e ai raffinati serviti da tavola.Leggi tutto
Abbiamo visto nei precedenti post come nei primi anni del ‘900 l’amministrazione comunale empolese abbia proceduto all’ampliamento del paese in direzione di Firenze, attraverso la lottizzazione dei terreni, già Vannucci Zauli, compresi tra la linea ferroviaria e via Fiorentina.
In questo contesto prende forma l’asse stradale di via XX settembre che, ortogonalmente a via Tripoli, definisce il reticolo viario a maglie regolari che caratterizza lo sviluppo dei quartieri orientali della città.
Il nome della strada fu approvato dalla giunta comunale con la seduta del 16 giugno 1913 [ASCE, Postunitario, 3/283, 10.1.16 (1913)] attestando l’omaggio dell’amministrazione locale ad una delle date simbolo dell’Italia postunitaria, il 20 settembre 1870, giorno in cui l’esercito italiano era entrato a Roma attraverso la breccia di Porta Pia mettendo così fine al potere temporale del Papa e ricongiungendo, finalmente, la città al resto della nazione ormai quasi completamente riunita sotto la casa regnante dei Savoia.Leggi tutto
In preparazione delle ricerche e iniziative legate al nono centenario della fondazione della “nuova” Empoli, l’Archivio Storico Comunale, in collaborazione con gli Amici dell’Archivio, ha redatto una prima bibliografia di lavoro su Empoli.
Lo riteniamo uno strumento utile a chi si accinge a studiare o ad approfondire aspetti e problemi di storia empolese e per questo la mettiamo a disposizione di quanti saranno interessati. Consapevoli che potranno essere riscontrate lacune, ci impegniamo a curare integrazioni e aggiornamenti in successive versioni.Leggi tutto
Lo studio della toponomastica empolese offre continue occasioni per rileggere la storia non solo locale ma più spesso – come abbiamo già avuto modo di constatare – anche nazionale. La parallela consultazione delle carte d’archivio permette di cogliere il contesto in cui sono maturate le scelte in materia di odonomastica. Esemplare in questo senso anche il caso di via Tripoli.
Fin dal giugno 1909 l’amministrazione comunale di Empoli aveva progettato un piano edilizio di ampliamento della parte orientale del paese nella zona compresa tra la linea ferroviaria e la via provinciale fiorentina, sui terreni di proprietà dei fratelli Angiolo e Antonio Vannucci. Il progetto urbanistico prevedeva la creazione di un quartiere residenziale e industriale imperniato sul prolungamento, in direzione di Firenze, di via Giovanni da Empoli. La prima area ad essere interessata da questo nuovo piano di sviluppo fu quella compresa tra via Ricasoli, via Curtatone, via Giovanni da Empoli e la futura via Tripoli, dove – data la vicinanza con l’infrastruttura ferroviaria – si concentrerà l’attività industriale empolese, in particolar modo quella legata al vetro. Qui, infatti, avranno sede la Società Vetraria Empolese, poi Vitrum, recentemente demolita, la Vetreria Busoni, la Vetreria Nannelli, con la vicina ditta di vestizione, la Vetrerie Riunite, tutte specializzate nella produzione di fiaschi, damigiane e articoli di bufferia.Leggi tutto
L’ultimo incontro organizzato dall’Archivio storico di Empoli prima dell’estate sarà tenuto da Valdredo Siemoni che proporrà al pubblico una ricostruzione virtuale della collocazione originaria delle opere d’arte sugli altari della collegiata di Sant’Andrea a Empoli.
Valfredo Siemoni, incrociando pubblicazioni con fonti documentarie conservate in vari fondi archivistici, è riuscito a ricomporre virtualmente la collocazione originaria delle opere d’arte – pitture e sculture – che nei secoli scorsi decoravano gli altari della Collegiata di Sant’Andrea a Empoli, ad eccezione di alcuni casi dubbiosi. Un contributo importante alla ricerca locale come pure alla valorizzazione di tali opere, fornendo il contesto storico originario, prima della loro musealizzazione.Leggi tutto
Negli anni successivi all’Unità d’Italia, anche nel caso di Empoli l’odonomastica cittadina ha svolto un ruolo importante nella «ridefinizione della percezione dello spazio urbano inteso come scenario adatto a conservare e trasmettere la memoria storica municipale nel quadro della costruzione dell’Unità nazionale» (G. C. Romby, Empoli nel segno dell’Unità. Memorie patrie e personaggi illustri nella odonomastica cittadina, «Quaderni d’archivio», II. N. 2, 2012, p. 39). Un caso esemplare in questo senso è costituito dalle vie costruite intorno alla stazione ferroviaria intitolate alle battaglie e ai protagonisti del nostro Risorgimento, andando a creare un vero e proprio ‘percorso pedagogico patriottico’.Leggi tutto
ll 24 maggio 1915 l’Italia entrava in guerra contro gli Imperi centrali, gettandosi nella Prima Guerra Mondiale dieci mesi dopo l’inizio delle ostilità in Europa
Perché parlare della Grande Guerra in relazione ad una realtà territoriale specifica, circoscritta e «lontana dal fronte» come quella di Empoli?
Perché quella che si consumò fu «una guerra smisurata, radicalmente nuova», la prima, vera guerra industrializzata, ipertecnologica e di massa; una guerra che segnò una cesura storica profonda, capace di modificare violentemente le strutture sociali e politiche vigenti e di accelerare processi già avviati in precedenza; una guerra «totale», che, oltre a milioni di soldati, travolse nel suo turbine ogni settore della società civile, chiamando tutti i cittadini a contribuire, come retroguardia degli eserciti al fronte, all’efficace funzionamento della macchina bellica messa in moto dagli Stati coinvolti nel conflitto. Anche Empoli, dunque, come tutte le città italiane, fu costretta a mobilitarsi. Già lo scoppio del conflitto europeo nell’estate del 1914 aveva contribuito a mutare il quadro economico-sociale e culturale empolese e ad acuire le tensioni locali già esistenti tra una classe dirigente liberale, abile nel far coincidere nelle proprie mani il potere economico con quello amministrativo, e una classe lavoratrice, politicamente imperniata in maggior misura sul Partito socialista e organizzata in una vivace trama associativa. Durante i dieci mesi di neutralità, il confronto/scontro tra queste due parti crebbe di pari passo con l’evolversi del dibattito sulla possibilità d’intervento italiano, dibattito di cui resta testimonianza sulle pagine de «Il Piccolo Corriere del Valdarno e della Valdelsa», filogovernativo e, quindi, possibilista sull’intervento, e sul periodico socialista «Vita Nuova», fermamente antimilitarista.Leggi tutto
Piazza Matteotti condivide con piazza della Vittoria un analogo percorso storico-toponomastico a partire da una realizzazione piuttosto ‘recente’. Ricordiamo brevemente che la piazza, come l’intero quartiere circostante, fu realizzata a seguito dell’interramento del ramo meridionale dell’Arno e della copertura del Rio dei Cappuccini a partire dagli anni ’50 dell’Ottocento. La successiva lottizzazione dei terreni di ‘nuovo acquisto’ sull’Arno portò in breve tempo alla creazione di un quartiere residenziale con spazi verdi per il pubblico passeggio adeguato alle nuove esigenze di decoro e rispettabilità richieste dalla borghesia cittadina.Leggi tutto
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