«Che alla donna gravida sia lecito tòrre delle frutte. Item providono et deliberarono, che a ciascuna donna gravida le sia lecito potere ire ne’ luoghi et possessioni altrui e tòrre delle frutte et cose, delle quali le venisse volontà, sanza niuna pena». La rubrica 91, l’ultima, degli Statuti medievali di Monterappoli, è davvero straordinaria, oltreché piuttosto rara nel panorama degli statuti comunali comitatini. Allora – quanto sono cambiati in tempi! – il desiderio della donna incinta poteva nascere dal vedere e dal non poter mangiare un bel frutto maturo in un campo, e siccome il nascituro di qualsiasi condizione non doveva venire al mondo con qualche “voglia”, – credenza popolare sopravvissuta fino a qualche anno fa – ecco che la disposizione inserita all’ultimo tuffo nella silloge statutaria monterappolese veniva a colmare questa importante necessità, derogando oltretutto alla rubrica 30 dello stesso statuto che stabiliva che “nessuna persona potesse entrare senza espressa licenza del padrone nelle altrui possessioni”, né tantomeno raccogliere frutti senza incorrere in una pesante sanzione. E, allora, come negare la veridicità della ricorrente affermazione secondo cui «la vita quotidiana nel Medioevo si trova soprattutto negli statuti»? Ma andiamo per ordine.
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Pubblicazione e presentazione degli Statuti di Monterappoli del 1393
L’Associazione Amici dell’Archivio Storico, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Empoli, ha promosso la pubblicazione degli statuti di Monterappoli, volume che chiude idealmente una trilogia cominciata in anni ormai lontani con la pubblicazione degli statuti di Empoli e proseguita nel 2014 con quelli di Pontorme.
Gli statuti di Monterappoli erano stati pubblicati una prima volta nel 1919-21 a puntate su tre numeri della «Miscellanea storica della Valdelsa», a cura del canonico Angelo Latini. Tale pubblicazione, pur meritoria, presentava tuttavia molti inconvenienti: data errata 1395 invece che 1393, errori di trascrizione, ma soprattutto la mancanza di un commento e di un’adeguata introduzione, capace di restituirci il contesto storico, geografico e sociale in cui tali statuti furono concepiti. A tali difetti supplisce ampiamente la presente edizione: non solo per la competenza delle persone che hanno portato a termine il lavoro, ma sopratutto per il fatto che la trascrizione degli statuti ha fornito l’occasione per tracciare un affresco storico a tutto tondo della piccola comunità di Monterappoli nei secoli del Medioevo e della prima Età Moderna.