L’Associazione Amici dell’Archivio Storico, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Empoli, ha promosso la pubblicazione degli statuti di Monterappoli, volume che chiude idealmente una trilogia cominciata in anni ormai lontani con la pubblicazione degli statuti di Empoli e proseguita nel 2014 con quelli di Pontorme.
Gli statuti di Monterappoli erano stati pubblicati una prima volta nel 1919-21 a puntate su tre numeri della «Miscellanea storica della Valdelsa», a cura del canonico Angelo Latini. Tale pubblicazione, pur meritoria, presentava tuttavia molti inconvenienti: data errata 1395 invece che 1393, errori di trascrizione, ma soprattutto la mancanza di un commento e di un’adeguata introduzione, capace di restituirci il contesto storico, geografico e sociale in cui tali statuti furono concepiti. A tali difetti supplisce ampiamente la presente edizione: non solo per la competenza delle persone che hanno portato a termine il lavoro, ma sopratutto per il fatto che la trascrizione degli statuti ha fornito l’occasione per tracciare un affresco storico a tutto tondo della piccola comunità di Monterappoli nei secoli del Medioevo e della prima Età Moderna.Leggi tutto
Giovedì 7 luglio dalle ore 21,30 Inaugurazione della mostra
L’esposizione sarà visitabile fino al 30 settembre e presenta una varietà di oggetti che copre un ampio arco cronologico e che si caratterizza sia per le diverse materie prime utilizzate, sia per tipologia di impagliatura. Dai fiaschi, simbolo delle vetrerie empolesi e “ideale contenitore del vino toscano” alle damigiane – soffiate a bocca o realizzate con lavorazione automatica – rivestite con materiale più resistente e rinforzate nella base con assi di legno modellate in varie fogge. Dalle ampolle agli altri oggetti di “bufferia”: tiraolio, fiasche da ghiaccio, borracce fino alle prime bottiglie industriali per il maraschino e ai raffinati serviti da tavola.Leggi tutto
Incontro al Museo del vetrovenerdì 22 aprile alle 18
Un’occasione per ricordare o conoscere uno dei personaggi della vita pubblica che hanno più caratterizzato lo sviluppo e la modernizzazione di Empoli, protagonista indiscusso della vita politica, sociale e istituzionale. Entra in Consiglio comunale con le prime elezioni amministrative del 31 marzo 1946 e vi resta fino al 1985, dal 1948 al 1960 fa parte della Giunta di Gino Ragionieri; dal 1960 al 1980 ricopre la carica di Sindaco.
La vita di Mario Assirelli si intreccia fin da giovanissimo con il movimento antifascista empolese: arrestato per appartenenza e propaganda comunista il 10 giugno 1937, fu condannato a tre anni di carcere dal Tribunale speciale per la difesa dello stato e nel 1943 fu deportato, come internato militare, nei campi di lavoro in Germania. La fedeltà ai valori dell’antifascismo e della resistenza è un elemento di continuità ben riconoscibile nella sua vita pubblica.
Negli anni Sessanta Assirelli si impegnò a fondo per fare del Comune un volano dello sviluppo economico del territorio e per valorizzare le vocazioni produttive dell’area empolese: il vetro, le confezioni, la produzione vinicola: istituì l’Assessorato allo sviluppo economico, a cui seguì la costruzione del Palazzo delle Esposizioni, dove fu organizzata una intensa attività di mostre e fiere annuali, per valorizzare le produzioni empolesi. Nel processo di crescita economica che investiva Empoli le giunte Assirelli attuarono interventi per migliorare le condizioni di vita delle fasce più deboli della popolazione e, in particolare delle donne, facilitandone l’ingresso nel mondo del lavoro e l’emancipazione sociale, con l’istituzione di scuole materne e asili nido.
Il primo e più visibile segnale che il Comune democratico eletto il 31 marzo 1946 nasceva nel segno dell’antifascismo militante doveva venire ovviamente dalla scelta del sindaco.
Gino Ragionieri, artigiano, era stato condannato a 12 anni di carcere dal Tribunale speciale nel 1939, perché membro della vasta organizzazione comunista toscana scoperta nel luglio 1938. Scarcerato nel 1943, alla caduta del fascismo, dopo l’8 settembre – cercando di sfuggire ad un’azione di rastrellamento compiuta dai fascisti del Commissario Todini, fu ferito gravemente e catturato. Nella speranza di farlo parlare fu trasportato all’ospedale di Firenze e operato d’urgenza. L’intervento chirurgico riuscì, ma pochi giorni dopo Ragionieri, se pure sorvegliato a vista, fu liberato da una squadra di GAP fiorentina. Entrò poi nel movimento partigiano.
Segretario della prima sezione del Partito comunista ad Empoli, fece parte della Giunta provvisoria nominata dal CLN. Ed era già sindaco provvisorio dal marzo 1945, dopo le dimissioni di Pietro Ristori.
In Giunta, tra assessori effettivi e supplenti affiancarono il sindaco comunista tre socialisti, un azionista e due comunisti. Due socialisti erano esponenti storici molto noti ed apprezzati dalla popolazione, come Bellarmino Paci, già consigliere di minoranza nel 1914 ed assessore nella brevissima amministrazione socialista del 1920, e come il maestro a riposo e noto antifascista Siro Fucini; il terzo socialista era l’artigiano muratore Ermindo Maestrelli, che il regime aveva mandato al confino per attività antifascista.
Il Partito comunista chiamò in Giunta Armido Rosselli, uno dei pochissimi laureati (in Lettere) che militavano nel partito, tra i fondatori della Cooperativa lavoratori del vetro, dove lavorava come impiegato; e Tito Bini, un trentenne membro del gruppo dirigente cittadino e presidente della Cooperativa del popolo. Completava la Giunta l’azionista Ulisse Morelli.
Dopo circa un anno Bellarmino Paci si dimise da assessore e fu sostituito dal giovane compagno di partito e avvocato Giorgio Gambassi. Nel 1948 si dimise anche Maestrelli ed entrò a sostituirlo il comunista Mario Assirelli, anche lui come gli altri due comunisti in Giunta attivamente impegnato nel movimento cooperativo.
I primi passi della ricostruzione: in continuità con il lavoro cominciato dall’amministrazione provvisoria, che aveva operato dal settembre ‘44 al marzo ’46 Ragionieri e la sua giunta si impegnarono nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali che erano andati distrutti, riuscendo nel contempo a risanare il disavanzo ereditato dal 1945 e ad avere il pareggio di bilancio nel 1948.
Con il voto del 31 marzo 1946 Empoli ebbe una classe dirigente del tutto nuova e discontinua rispetto a quella del passato. (La conquista socialista del Comune, nel novembre 1920, era stata subito stroncata dalla repressione fascista dopo “i fatti” del marzo 1921). Uomini usciti dalle classi lavoratrici, legati profondamente alla popolazione di cui sapevano interpretare al meglio le esigenze, che prendevano il posto delle vecchie consorterie di un tempo “impastoiate di un sordido egoismo”. Andarono a sedersi sui banchi del Consiglio comunale autorevoli dirigenti dei sindacati degli operai e dei mezzadri e i fondatori di cooperative di produzione e della cooperazione di consumo. La continuità che veniva premiata era invece quella che passava lungo la linea della militanza antifascista, della Resistenza e del legame ideale e personale con l’amministrazione conquistata nel 1920. Tre dei consiglieri socialisti eletti nel 1946 avevano fatto parte del Consiglio comunale nel 1914 e nel 1920; tra questi un personaggio come Siro Fucini, noto e riconosciuto durante il regime come “il” maestro antifascista.
Una nuova sistemazione per la Biblioteca dell’Associazione Turistica Pro Empoli e per il ricco fondo librario “Mario Bini”, uno dei Soci fondatori.
L’Archivio storico comunale ha messo a disposizione gli spazi per ospitare l’ingente biblioteca e ne garantisce l’accessibilità al pubblico e la consultazione con le modalità consuete.
La raccolta, di cui già si parla nell’articolo di Mauro Guerrini nel secondo numero del «Segno di Empoli» del 1988, è costituita da materiale composito. Una sezione è costituita da libri, periodici, fotografie, locandine frutto della “attività pubblicistica del Bullettino Storico Empolese” e delle iniziative organizzate dalla Pro Empoli: materiale a carattere locale oppure pervenuto da società storiche o altri enti in cambio dello stesso Bullettino. L’altra costituisce un fondo bibliografico molto eterogeneo, donato da Mario Bini all’Associazione. Oltre a opere monografiche ci sono periodici importanti, assenti anche nella biblioteca di Empoli e nella rete documentaria Reanet, come la rivista «Rassegna Nazionale» dal 1879 al 1933 o «Archivio Storico Italiano» fondata da Giampietro Vieusseux dal 1842 al 1912; miscellanee di opuscoli pubblicati in varie epoche a carattere religioso, pedagogico e scientifico.
Nella sede della Pro Empoli di Via Del Papa, Giuseppe Fabiani, da sempre impegnato nell’associazione turistica, si assunse l’impegno di riordinarla, ricomponendo opere e operando piccoli interventi di restauro per garantirne la conservazione. Con la stessa passione si è dedicato a redigerne un catalogo, contenente le informazioni essenziali delle monografie e dei periodici: di alcuni è stato fatto anche lo spoglio di tutti gli articoli.
Fabiani ha accompagnato la biblioteca anche dopo il suo trasferimento presso l’Archivio storico e, con la stessa cura, l’ha collocata e ricomposta coadiuvato da Aldo Busoni, con la costante preoccupazione di consentirne la fruibilità e un uso pubblico.
Questo strumento, consultabile sul sito web della Pro Empoli e presso l’archivio storico, è un primo, irrinunciabile obiettivo, che potrà essere amplificato e perfezionato in un prossimo futuro dalla Biblioteca Fucini riversandone i dati nel catalogo collettivo della rete Reanet.
Quando poi vi saranno le condizioni il fondo potrà trovare la sua sede definitiva presso la Biblioteca Comunale.
Il prof. Odoardo Piscini, che conosce bene e apprezza la raccolta libraria, la presenterà il prossimo 11 marzo alle 17,30, nella conferenza che si terrà presso l’Archivio storico, a cui seguirà la visita guidata al fondo e al plastico ligneo di Empoli, realizzato da Mario Bini e Renato Paci.
Sarà anche un’occasione per ringraziare Giuseppe Fabiani per il suo impegno.
Samuela Marconcini affronta questo argomento nella sua ricerca La Casa dei catecumeni di Firenze. Storia di un’istituzione per le conversioni al cattolicesimo, tra Seicento e Settecento, premiata dall’istituto Sangalli di Firenze.
Mercoledì 24 febbraio alle ore 15 si svolgerà a Palazzo Vecchio, nella sala Macconi (ex sala Incontri) la premiazione dei testi vincitori del bando premio dell’istituto Sangalli per la storia religiosa. Tra i premiati, anche la nostra concittadina Samuela Marconcini, autrice de La Casa dei catecumeni di Firenze. Storia di un’istituzione per le conversioni al cattolicesimo, tra Seicento e Settecento. “L’opera – ci spiega l’autrice – cerca di ricostruire un quadro coerente e per quanto possibile completo del fenomeno delle conversioni al cattolicesimo che ebbero luogo a Firenze tra il XVII e il XVIII secolo, integrando in uno studio complessivo i risultati emersi da una serie di fonti che finora erano state utilizzate soltanto parzialmente. La curiosità principale che ha dato il via alla ricerca è stato il tentativo di capire perché a Firenze venne aperta una Casa dei catecumeni “soltanto” nel 1636, e a quali reali interessi rispondesse una decisione del genere. In mancanza di documenti relativi a questa fase iniziale della sua attività, preziosi informazioni sono arrivate dall’analisi della figura del fondatore padre Alberto Leoni e delle relazioni da lui stabilite nella Firenze dei primi decenni del Seicento, cosa che ha permesso di spostare successivamente l’indagine al periodo successivo, fino a tutto il Settecento.
A 440 anni dalla morte di Cosimo I, la rivista “Annali di Storia di Firenze”, periodico dell’Università di Firenze legato al portale ‘http://www.storiadifirenze.org
‘, dedica un numero monografico a Cosimo I. Nell’ottica di un approccio aperto e multidisciplinare, si incontrano giovani studiosi che firmano contributi specialistici ma che ambiscono a fornire anche un strumento di consultazione e studio per i non addetti ai lavori. In un periodo cruciale per la storia della nostra regione e, in particolare, per il territorio fra l’Arno e il Montalbano, si dipanano all’ombra del primo Granduca di Toscana una serie importante di temi che abbracciano questioni politiche, religiose, artistiche e letterarie. Cura il numero Emanuela Ferretti, che negli anni passati ha dedicato studi e ricerche all’area empolese e al territorio del Montalbano.Leggi tutto
Chi ha messo piede in un archivio sa quanto può essere frustrante, a volte, il lavoro di uno storico. Possono infatti passare mesi di duro lavoro senza che vengano trovati elementi, o anche semplici tracce, utili per la ricerca che si sta svolgendo. A volte, al contrario, il lavoro di scavo archivistico regala tesori inaspettati. Piccole gemme trovate per caso mentre si sta cercando tutt’altro. È quanto è successo con un documento presente all’interno del fondo “Notarile Moderno” dell’Archivio di Stato di Firenze (ASF, Notarile moderno, protocollo 20827, c. 87r).
Spulciando le filze dei notai empolesi, in mezzo ad accordi commerciali, vendite di beni immobiliari, stime di beni e monacazioni di fanciulle, è apparsa una presentazione di procuratori abbastanza particolare. La presentazione di procuratori era un atto molto comune: consisteva nell’indicare al notaio un soggetto terzo che, in un affare o in una disputa, agisse per l’interessato. Non è quindi l’atto in sé ma il suo contenuto ad essere fonte di interesse.
A Empoli esiste una via dedicata a Pietro Domenico Bartoloni, che congiunge via IV novembre a Via Meucci. Di questo personaggio, nostro concittadino, sappiamo però molto poco, a parte la sua pubblicazione Bacco in Boemia.
Per farci conoscere meglio questa figura “europea” nel complesso contesto storico e culturale in cui si trovò a vivere ed operare è stato invitato il prof. Alessandro Catalano, studioso di slavistica, dell’Università di Padova.
Nato a Empoli nel 1651 e laureato in utroque iure a Pisa nel 1673 e non in medicina, come spesso riporta la storiografia coeva, Bartoloni poteva vantare una certa dimestichezza con l’Europa centro-orientale. Trascorse infatti lunghi periodi in ‘Germania’ (più precisamente in Austria e in Boemia) assieme al giovane principe Lorenzo Piccolomini d’Aragona (1656-1714), duca di Amalfi e signore del castello e città di Náchod nel Regno di Boemia, essendo al suo servizio nel periodo che va dal 1679 fino al 1693.
Il trasferimento definitivo di Bartoloni a Praga (1697) è strettamente legato al soggiorno a Praga del futuro granduca di Toscana, Gian Gastone dei Medici a seguito del suo matrimonio con Anna Maria Francesca di Sachsen-Lauenburg, voluto dal padre Cosimo III. Aveva l’incarico di “maestro di casa” e continuò a svolgerlo anche dopo il ritorno a Firenze di Gian Gastone per continuare a curare i suoi affari.Leggi tutto
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