Continuiamo il nostro viaggio alla ri-scoperta delle feste a Empoli
Innumerevoli erano le feste nel Medioevo e nella prima età moderna, a Empoli, come altrove. L’occasione era data per lo più da una ricorrenza religiosa ma alcune di esse, oltre alla celebrazione di messe solenni e processioni, erano accompagnate da manifestazioni squisitamente laiche, con lo scopo di richiamare a Empoli visitatori anche dai paesi vicini e di favorire così lo sviluppo di commerci, come osterie, locande, botteghe di generi alimentari.
A Empoli la festa più antica fu quella del santo patrono, sant’Andrea, titolare della chiesa principale
Ma ben presto ad essa si affiancarono altre due feste che, pur nella diversità del contesto e delle manifestazioni di contorno, si celebrano anche ai nostri giorni: quella del Corpus Domini e quella del Santissimo Crocifisso (quest’ultima si celebrava e si celebra ad intervalli pluriennali). Tutte e tre le feste si articolavano in funzioni religiose, processioni, canti e luminarie, ma anche in manifestazioni puramente laiche, come fuochi d’artificio e corse di cavalli e, nel caso del Corpus Domini, dal popolare spettacolo del volo del ciuco.
I fuochi, invenzione antichissima che sembra risalire ai cinesi, sono documentati a Empoli dal 1622 quando, probabilmente per iniziativa dell’amministrazione locale, furono indette pubbliche feste, comprendenti l’“incendio di una macchina di fuochi”, per l’erezione di San Miniato a sede vescovile. In seguito illuminarono regolarmente e sonorizzarono con i loro scoppi le sere festive dalla sponda dell’Arno, ove venivano preparati per ridurre al minimo il rischio d’incendio.
Le corse dei cavalli sono documentate soprattutto per il secolo XVIII quando, mancando un apposito spazio all’aperto, venivano corse nelle strade cittadine.
Del volo del ciuco non sono state ancora scoperte l’origine ed il vero significato: probabilmente prese spunto da un fatto storico realmente accaduto, ma di non grande rilevanza: il tentativo di far ribellare San Miniato al dominio fiorentino, nel febbraio 1397 (stile comune), stroncato sul nascere dall’intervento della milizia territoriale empolese, al comando di Cantino Cantini. Presumibilmente, nel tempo, l’importanza storica di questa scaramuccia fu molto esaltata dagli Empolesi, sia come motivo canzonatorio nei confronti di San Miniato, sia, soprattutto, allo scopo di enfatizzare la loro diuturna fedeltà alla città dominante. In ogni caso, pur non sapendo esattamente quando ebbe inizio l’usanza di far volare il ciuco, si può dire che essa era già ben assestata ai primi del ‘500 quando, all’interno di una raccolta di rime di Francesco Berni e di altri a lui contemporanei, leggiamo: “Ben mostran gli Empolesi aver cervello/ quanto conviensi ad ogni uom dabbene/che l’Asino mutar fanno in uccello”. Certa è invece la data dell’abolizione: il 1861, la stessa della proclamazione del regno d’Italia, ove, nel clima di forte sentimento di unità nazionale, sembrò disdicevole qualunque cosa ricordasse, anche indirettamente, le antiche faide campanilistiche. In ogni caso fu soprattutto grazie al volo del ciuco che la festa del Corpus Domini divenne la più popolare ricorrenza cittadina ed un efficace motivo di richiamo e di emulazione da parte dei paesi vicini.
©Vanna Arrighi. Riproduzione riservata
Per altre notizie sul volo del ciuco rimandiamo ai post di Empoli e storia sul tema precedentemente pubblicati
Il volo del ciuco: parlano i documenti. Storia e leggenda – Parte prima
Il volo del ciuco: parlano i documenti. Storia e leggenda – Parte seconda
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