La riorganizzazione del corpo di polizia locale, pensata in una situazione di emergenza bellica, non fu subito riaffrontata in seguito alla Liberazione e alla risoluzione della questione istituzionale in senso repubblicano.
Seppure in termini parziali, essa riemerse nel 1948. Può sembrare paradossale ma l’urgenza del cambiamento, generalmente avvertita dopo il crollo del regime, non si tradusse in genere in provvedimenti di radicale rottura con l’assetto amministrativo precedente. Questioni più urgenti premevano sulle prime amministrazioni post-belliche. Alimentazione, abitazioni, istruzione primaria premevano del resto anche sull’esistenza delle famiglia degli stessi vigili.
Nel marzo 1948 Ugolino Donati sollecitò l’intervento dell’amministrazione guidata da Gino Ragionieri con una serie di precise constatazioni, anche di tipo «storico», e adombrando delle soluzioni precise. Quattro anni dopo le richieste di Donati la situazione era tuttavia ancora precaria. Nel 1952, infatti, furono impiegati e prorogati in turni di 15 giorni due vigili urbani di Firenze in congedo ordinario. La soluzione-tampone, avrebbe dovuto essere adottata fino al mese di settembre, per giungere fino alla promulgazione dei concorsi resi necessari dalla nuova Pianta Organica deliberata dal Consiglio del 19 e 22 dicembre 1948 e in quella del 29 novembre 1950. La nuova Pianta prevedeva «undici vigili oltre al Comandante ed un Brigadiere» ma le proroghe dei vigili fiorentini durarono fino al 31 marzo 1953.
Nel frattempo, il 18 novembre 1952, il sindaco aveva comunicato alla Giunta che per i sette posti di vigile vacanti, secondo quanto stabilito dalla Pianta, erano già pervenute all’amministrazione ed alla stessa Prefettura molte richieste. Per questo il prefetto, nel caso il comune avesse preferito la nomina per chiamata, raccomandò di fissare criteri certi per valutare gli aspiranti. La Giunta però riaffermò la validità del principio della nomina per chiamata poiché nessuno degli aspiranti aveva mai prestato servizio come vigile urbano e dunque seguire il suggerimento della Prefettura procedendo all’esame dei titolo avrebbe messo in posizione di privilegio i possessori di titolo di studio più alti. I tempi si allungarono anche in seguito alla risoluzione della Giunta del 27 novembre 1952 che decise di assumere in ruolo due vigili urbani «avventizi». Il provvedimento, dapprima bocciato dalla Prefettura, fu approvato dalla stessa il 2 gennaio 1953.
Si dovette giungere al 22 giugno 1954 perché la Giunta deliberasse la nomina di tre nuovi vigili mentre un quarto vigile fu nominato il 9 novembre 1954. Rimaneva però scoperto il posto di Brigadiere il cui concorso non fu espletato fino al 1956, quando nessuno dei candidati risultò idoneo, e ripetuto nel 1957.
In prossimità del periodo del «boom economico», e in seguito ad esso, le trasformazioni furono numerose. Non solo per quanto riguardava il corpo di Polizia in sé, ma più in generale per quanto riguardò la riformulazione di una serie di compiti in relazione a diversi aspetti della vita cittadina in maniera adeguata ai tempi. La sollecitazione iniziale alla redazione di un nuovo regolamento di Polizia Municipale venne dalla Prefettura con una lettera del 28 marzo 1959 che rammentava la necessità di uniformarsi alla «disciplina delle materie indicate dall’art. 109 del Regolamento per l’esecuzione della legge comunale e provinciale, approvata con R. D. 12 febbraio 1911, n. 297». Seppure nella cornice dei tempi burocratici di un’amministrazione locale, l’ingranaggio era stato messo in movimento. Il 31 gennaio 1961 una circolare del sindaco Mario Assirelli rammentò agli assessori, al direttore dell’Ufficio Tecnico e al Capo dell’Ufficio di Polizia Municipale che il regolamento di Polizia Municipale era in vigore dal 1925 e non rispondeva più «ad alcune norme legislative adottate successivamente, specie per quanto riguarda la sicurezza negli abitati, la quiete pubblica e l’esercizio del commercio».
Al di là del Regolamento di Polizia Municipale, per vedere un provvedimento capace di incidere più a fondo sul Corpo l’attesa durò fino al 1967 e fu una precisa conseguenza dell’ampliamento della Pianta Organica deliberato dal Consiglio comunale con atto n. 351, in data 30 settembre 1965. In relazione a ciò, l’assessore al personale Egisto Alderighi riferì che stava per essere indetto un concorso per nove posti di allievo vigile urbano.
La discussione sull’adeguatezza o meno dell’organico e sulle risorse da destinare al servizio ricevette un nuovo impulso e il 6 giugno dello steso anno si trasferì nel dibattito consiliare vero e proprio con un’interpellanza del capogruppo della Democrazia Cristiana, Alfredo Bertuccelli. La richiesta partiva dalla constatazione dell’aumentato volume del traffico veicolare e della carenza di mezzi motorizzati «a meno che –sottolineò Bertuccelli- non si vogliano considerare motorizzati i vigili urbani che ogni tanto sfrecciano per le strade cittadine con quella parodia di motociclette che sono i due ciclomotori in loro dotazione». Dopo aver fatto esplicito richiamo all’aumento di organico recentemente deliberato dal Consiglio; Bertuccelli chiese anche l’istituzione di una commissione consiliare consultiva che analizzasse il problema. Nonostante all’epoca l’organico consistesse ormai in un comandante, un brigadiere, tre vigili scelti e 12 vigili urbani, l’assessore Luciano Ciampi ammise «lo stato di disagio e le deficienze rilevate dall’interpellante». Vero anche che l’organico non rispondeva al rapporto di 1 vigile su 1000 abitanti ma l’ampliamento della pianta organica deliberato il 20 settembre 1965 avrebbe trovato esito in un bando di concorso da pubblicarsi nelle settimane seguenti. Ciampi concluse aggiungendo che «la giunta spera poter far meglio dopo l’assunzione dei nuovi dieci vigili e di prevedere, ormai, nel bilancio 1968, anche l’acquisto di mezzi motorizzati».
Negli anni seguenti l’aumento di organico ebbe uno sviluppo tale che, ricorda Paolo Laschetti, nel 1981 fu raggiunto il massimo di componenti: 34 più il comandante Gensini. Con il blocco del turnover si ridiscese a 30 più il comandante, che rappresenta la dotazione organica attuale. All’inizio degli anni Ottanta data anche l’ingresso nel Corpo delle prime donne: Patrizia Sardi e Nila Paolini. Laschetti, in servizio da più di 30 anni, ricorda anche che le precedenti sedi del Corpo sono state i locali del comune attualmente occupati dal «Job Center»; quindi l’attuale Ufficio Anagrafe in piazza del Popolo; poi palazzo pretorio in Piazza Farinata, dove è adesso il centro Busoni; e infine, dal 1975, la sede attuale il cui adeguamento fu curato dal geometra Mario Tuti, noto alle cronache per altri tristi motivi.
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