Inizia oggi l’appuntamento settimanale con lo Stradario Storico Empolese che la redazione del blog si impegna ad aggiornare ogni giovedì con la speranza che per il nostro pubblico possa diventare una piacevole occasione per approfondire la conoscenza del centro storico.
A questo proposito vi rinnoviamo l’invito a condividere con noi notizie e curiosità su vie e piazze della nostra città.
Come d’obbligo la prima puntata del nostro Stradario è dedicata al ‘cuore antico’ di Empoli, piazza Farinata degli Uberti.
Per noi empolesi è da sempre piazza dei Leoni, ma all’anagrafe – si sa – è registrata come piazza Farinata degli Uberti. L’attuale denominazione di quella che è a pieno titolo la più antica piazza cittadina fu proposta all’esame della ‘commissione di censimento per la nomenclatura delle frazioni e delle vie e piazze’ nella seduta della Giunta Municipale il 10 dicembre 1881 «a memoria del famoso congresso dei Ghibellini» (ASCE, Postunitario I/56, n. 8 p. 562 10 dicembre 1881), che ebbe in Manente degli Uberti (Firenze 1212 ca-1264), detto Farinata, uno dei protagonisti. Capo della fazione dei ghibellini, durante il congresso di Empoli del 1260, all’indomani della vittoria di Montaperti, si oppose alla distruzione di Firenze proposta dagli altri membri della sua corrente.
Le fonti più antiche (ASFi, Estimo 250, II parte (1412); ASFi, Catasto 91 e 184 (1427); ASFi, Catasto 1028 (1480): Piazza e canto di Piazza) la ricordano semplicemente come la piazza, termine che identificava senza possibilità di dubbio quello che era il centro religioso, civile ed economico della ‘terra murata’ empolese, la piazza, appunto, che si estendeva di fronte alla pieve, poi collegiata di Sant’Andrea. Intorno a questa piazza prese forma l’abitato di Empoli all’indomani del famoso breve recordationis della contessa Emilia al pievano Rolando (1119). Ancora prima dell’incastellamento l’area rappresentava un’importante piazza di scambio di merci provenienti dalle campagne circostanti. Per questo motivo l’attuale piazza Farinata degli Uberti fu designata fin dal XIII-XIV secolo come piazza del mercatale, in riferimento al mercato settimanale, che tradizionalmente si teneva il giovedì, come già attestato dagli statuti quattrocenteschi del comune. Non meraviglia, dunque, che Chiarugi registri nella sua Storia d’Empoli anche una «Pieve di S. Andrea al Mercato» (Della storia d’Empoli, a cura di M. Bini, 1984 p. 29).
Sulla piazza erano venduti grano, biada, lino e lana, olio, frutta, panno lino, maiali, sala, mortella di nocciole (ASFi, Statuti comunità soggette, 305, Statuto del Comune di Empoli (1428), rubrica VIII, in Empoli: statuti e riforme, a cura di F. Berti e M. Guerrini, Empoli 1980, p. 159) e polli, piccioni, uccellami, uova, formaggio (statuti 1560). Erano autorizzati alla vendita pannaioli, calzolai, velettai, berrettai, bicchierai, stovigliai (ASCE, Preunitario, Comunità, 1, statuto 1560). Data la ristrettezza dello spazio a disposizione per le operazioni di compra-vendita le autorità comunali si sono sempre preoccupate di organizzare al meglio la disposizione dei banchi. L’amministrazione francese, ad esempio, riorganizzò gli spazi distribuendo i banchi in tre file: un terzo della piazza occupato da «mercanti di pannine, merciai, cherichalieri, linaioli, fiascai, funai, calzolai, fornai o rivenditori di pane, brigidinai», un altro terzo occupato da «pentolai, ortolani, mestolini, cipollai, ramai, stovigliai, stacciai, sportai, fabbri, cappellai, berrettai, poponai, zuffanellai, corbellai», la restante parte destinata alla saccheria delle grasce (ASCE, Comunità 127, 1809). A seguito della riqualificazione dell’intera piazza, che vide tra l’altro l’inaugurazione della monumentale ‘fontana dei leoni’ nel 1828, continuò a tenersi il mercato, seppur decisamente ridimensionato, con la disposizione dei banchi a file parallele e la vendita di tessuti di lana e chincaglierie, lini e canape filati e da filare, per le funi, cimose, scarpe nuove e vecchie, cappelli di felpa e feltro, bullette, chiodi, ferri di ogni specie, formaggi, salumi, ecc. mentre nello spazio rimanente erano collocati cereali, ghiande, castagne e farine (ASCE, Allegati di corredo al Regolamento di polizia municipale, 1867). Seppur ridimensionato rispetto al passato, sulla piazza si è tenuto fino al secondo dopoguerra il mercato del giovedì con la vendita di merci varie e chincaglierie, stoffe e mercerie (ASCE, Postunitario 442, Fiere e mercati 1934).
Oltre la chiesa intitolata a Sant’Andrea Apostolo sulla piazza si affacciavano il palazzo podestarile, ora Pretorio, il cosiddetto Palazzo Ghibellino e altri importanti edifici di notabili famiglie empolesi, mentre i suoi portici sono stati da sempre animati dalla presenza di numerose botteghe.
Quando ha assunto l’attuale nome nel 1881, la piazza era ufficialmente denominata Piazza della Collegiata (ASCE, Misc. U.T. 41/5, «Elenco strade comunali ….», 23 marzo 1868: «Piazza della Collegiata di fronte alla Collegiata»), mentre nei secoli precedenti era stata variamente identificata come piazza della Pieve, piazza all’Olmo e della pieve all’Olmo, forse per la presenza di un antico albero di quella specie, piazza del Duomo (Bini, Un po’ di odonomastica in chiave storica, «Empoli», a. 7, n. 1 (1966), p. 62).
Elisa Boldrini © riproduzione riservata
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