Prosegue il nostro viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta delle antiche denominazioni di via Ridolfi.
Via San Giuseppe corrispondeva al tratto centrale dell’attuale via Ridolfi, tra l’incrocio con via del Giglio e quello con via Giuseppe Del Papa. Il nome era dovuto alla presenza dell’antico oratorio di S. Giuseppe, nel corso del Sei-Settecento di patronato Bartoloni, poi Figlinesi, andato distrutto nei primi anni del ‘900 (al proposito si veda W. Siemoni, Il Santo Diacono di Francesco di Valdambrino, «Quaderni d’Archivio. Rivista dell’Associazione Amici dell’Archivio Storico», IV, n. 4, 2014, p. 114). La mappa catastale del 1820 annota via S. Giuseppe dalla Porta d’Arno fino all’incrocio con via Ferdinanda, ora G. Del Papa. L’elenco di strade del 1868 (ASCE, Misc. U.T. 41/5, «Elenco delle strade comunali […], 23 marzo 1868) registra via S. Giuseppe «dalla via Ferdinanda alla via del Giglio».
Infine, il tratto meridionale dell’attuale via Ridolfi, dall’incrocio con via G. Del Papa fino al lato sud delle mura, era denominato via Giudea, o senese, come l’omonima porta.
Il nome (ASCE, Misc. U.T. 41/5, «Elenco delle strade comunali […], 23 marzo 1868: «Via Giudea dalla via delle mura alla via Ferdinanda. La via delle mura nei suburbi») deriva dalla presenza di una comunità ebraica che risiedeva nel piccolo isolato, dove si concentravano concerie e abitazioni fatiscenti, costituito dall’incrocio delle vie dei Frati (poi S. Agostino e ora de’ Neri), via del Pesco, via delle Conce e, appunto, via Giudea, quartiere oggi distrutto a seguito della costruzione di piazza del Littorio, ora del Popolo. La presenza degli ebrei a Empoli è documentata fin dai primissimi anni del ‘400. Questi si dedicarono in prevalenza all’attività di prestito su pegno, seppur svolta in maniera discontinua nel corso del XV e XVI secolo, fino a quando Cosimo I de’ Medici decretò l’istituzione dei ghetti ebraici di Firenze e Siena nel 1570-1571. A questa data la colonia ebraica (L. Guerrini, Empoli dalla peste del 1523-26 a quella del 1631. Vita borghese e popolare, produzione, commerci, trasporti, istituzioni, demografia, Firenze 1990, p. 38) empolese contava poco più di una quarantina di persone (A. Bruscino, Studi sugli Ebrei a Empoli tra Medioevo ed Età moderna. Ricerche compiute e lavori in corso, «Quaderni d’archivio», I, 1, 2011, pp. 65-70) alcune delle quali probabilmente si trasferirono a Firenze, altre rimasero in loco impegnate in piccole attività commerciali e artigianali. Soltanto con la salita al potere dei Lorena si creò un clima di maggior tolleranza nei confronti degli ebrei.
L’odonimo di via Senese indicava il tratto interno al castello di Empoli della via che conduceva a Siena [V. Chiarugi, Della storia d’Empoli, a cura di M. Bini, Empoli 1984: «via Senese, detta in seguito via Giudea, ed in oggi via S. Giuseppe», p. 31].
Durante il regime fascista si progettò di «intitolare alla memoria del glorioso quadrunviro Italo Balbo il tratto attuale di via Ridolfi di questo capoluogo che dall’incrocio con via Costanzo Ciano (già via del Giglio) conduce al viale della Rimembranza» (ASCE, Postunitario, Carteggio III/542, 1940, cat. X/1/14).
(Fine) ©Elisa Boldrini
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