Piazza Matteotti condivide con piazza della Vittoria un analogo percorso storico-toponomastico a partire da una realizzazione piuttosto ‘recente’. Ricordiamo brevemente che la piazza, come l’intero quartiere circostante, fu realizzata a seguito dell’interramento del ramo meridionale dell’Arno e della copertura del Rio dei Cappuccini a partire dagli anni ’50 dell’Ottocento. La successiva lottizzazione dei terreni di ‘nuovo acquisto’ sull’Arno portò in breve tempo alla creazione di un quartiere residenziale con spazi verdi per il pubblico passeggio adeguato alle nuove esigenze di decoro e rispettabilità richieste dalla borghesia cittadina.
Prima del completamento del nuovo assetto urbanistico, l’area fu utilizzata quale sede del mercato del bestiame, qui trasferito dopo la riqualificazione del vecchio Campaccio d’Empoli: a sinistra del Rio dei Cappuccini gli spazi erano destinati alla vendita di «bestie vaccine, cavalli, somari, pecore, capre, maiali» mentre su via Rozzalupi era praticata la «vendita si salci, cerchi, botti, bigoncie, barili, corbelli, ceste, sporte, panieri, granate, stoje, manichi e pale di legno» (ASCE, Regolamenti comunali 1, Allegati al regolamento comunale di polizia municipale per il Comune di Empoli, 1867).
Nell’ambito della revisione della nomenclatura delle vie del Comune in previsione dell’imminente attuazione del III censimento generale della popolazione del Regno d’Italia (1881), la giunta municipale delibera la nuova denominazione del piazzale del mercato in piazza Umberto I (ASCE, Postunitario I/56 10 dicembre 1881), re d’Italia dal 1878. La vicina piazzetta, che si apre sul lungarno, fu invece intitolata alla regina, la cugina Margherita di Savoia che Umberto I aveva sposato nel 1868, diventando, appunto, semplicemente piazza Margherita.
A breve distanza dalla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, il podestà di Empoli, su segnalazione del commissario del fascio repubblicano di Empoli, delibera la sostituzione della denominazione di piazza Umberto I, come anche quella di piazza Vittorio Emanuele II : si stava attuando una vera e propria epurazione di ogni riferimento alla famiglia reale dei Savoia, colpevole di aver tramato alle spalle del regime fascista concordando la sospensione del conflitto con gli alleati. La piazza sarà chiamata piazza Ettore Muti, in onore del celebre e pluridecorato aviatore dell’esercito italiano, membro del partito fascista, morto in circostanze misteriose a pochi giorni di distanza dalla caduta del governo Mussolini: «la morte precoce e violenta favorì presso gli uomini della Repubblica sociale l’idealizzazione di Muti: fu dipinto come un eroe senza macchia e gli venne dedicata una brigata di camicie nere».
Analogo destino sarà seguito dalla vicina piazza Margherita. Anche in questo caso il riferimento alla casa regnante viene omesso a favore di un protagonista della recente epopea fascista, Arnaldo Mussolini, fratello minore di Mussolini, uomo di punta del regime e direttore fino alla sua morte (1931) del Popolo d’Italia, giornale portavoce del Partito Nazionale Fascista .
Appena compiuta la liberazione di Empoli dalle truppe nazi-fasciste, la giunta municipale empolese in accordo con il locale Comitato di Liberazione Nazionale, stabilisce le «nuove denominazioni da dare a vie e piazze della città intitolate a fascisti o ad avvenimenti del periodo fascista» (ASCE, Postunitario III/646, 30 gennaio 1945) onde «cancellare dalla vita pubblica italiana e conseguentemente dalla memoria degli italiani […] personaggi ed avvenimenti di infausta memoria» (ivi, 5 marzo 1945). Entro la fine del 1945 l’antica piazza Umberto I acquisterà il nome di piazza Matteotti, in ricordo del deputato socialista ucciso da un gruppo di arditi fascisti su mandato dello stesso Mussolini. Più lungo l’iter per l’intitolazione della piazza Arnaldo Mussolini al partigiano empolese Giorgio Gamucci, «ucciso in combattimento contro i nazifascisti il 18.3.1944» (ivi, 7 ottobre 1946) sottoposta all’approvazione del Ministero dell’Interno definitivamente autorizzata il 6 dicembre 1946.
Elisa Boldrini©riproduzione riservata
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