Negli anni successivi all’Unità d’Italia, anche nel caso di Empoli l’odonomastica cittadina ha svolto un ruolo importante nella «ridefinizione della percezione dello spazio urbano inteso come scenario adatto a conservare e trasmettere la memoria storica municipale nel quadro della costruzione dell’Unità nazionale» (G. C. Romby, Empoli nel segno dell’Unità. Memorie patrie e personaggi illustri nella odonomastica cittadina, «Quaderni d’archivio», II. N. 2, 2012, p. 39). Un caso esemplare in questo senso è costituito dalle vie costruite intorno alla stazione ferroviaria intitolate alle battaglie e ai protagonisti del nostro Risorgimento, andando a creare un vero e proprio ‘percorso pedagogico patriottico’.
L’area compresa tra le mura meridionali del vecchio castello empolese e la linea ferroviaria fu oggetto alla fine dell’Ottocento di un importante intervento di urbanizzazione e riqualificazione, a partire dalla sistemazione di piazza Vittorio Emanuele, che portò alla costruzione di via Roma e della parallela via Curtatone e Montanara. Come già sottolineato da P. Santini (Memorie epigrafiche dell’Italia unita in Empoli, ivi, pp. 53-54), la realizzazione del nuovo quartiere, caratterizzato da una forte presenza di servizi ricettivi e commerciali funzionali all’intenso traffico di viaggiatori e merci della vicina stazione ferroviaria, inaugurata – lo ricordiamo – nel 1848, fu resa possibile grazie alla donazione dei terreni dei fratelli Bini, come ricordato da una iscrizione ancora oggi presente, anche se difficilmente leggibile, sull’antico palazzo Cinali in via Verdi, sull’angolo con piazza Don Minzoni.
Nel 1895, appena completata la realizzazione delle strade e piazze intorno alla stazione, la giunta comunale provvide a definirne la nomenclatura (ASCE, Postunitario, I/25, 19 gennaio 1895) attingendo soprattutto alla memoria delle patrie battaglie.
La celebrazione dei protagonisti del Risorgimento nazionale, dopo i doverosi tributi a Vincenzo Salvagnoli, Ridolfi, Vittorio Emanuele II, Mazzini e Cavour, si conclude con l’omaggio a Bettino Ricasoli, fautore dell’annessione della Toscana al Piemonte e presidente del consiglio del neonato Regno d’Italia, cui viene intitolata la «strada traversa che si parte dall’angolo nord est della piazza [della Stazione] e si dirige verso il Rio dei Cappuccini».
L’itinerario patriottico costruito dalla giunta municipale capeggiata dal sindaco Paolo Del Vivo – in linea con la costruzione del ‘mito laico del Risorgimento’ (Baioni) condotta nell’Italia liberale – si articola poi attraverso il ricordo di alcuni dei più significativi episodi dell’epopea risorgimentale.
Il lungo viale che fiancheggia la linea ferroviaria è infatti dedicato alla commemorazione delle due vittorie simbolo della seconda guerra di indipendenza: la battaglia di Palestro (30-31 maggio 1859) – prima vittoria della coalizione franco-piemontese – e quella di San Martino (24 giugno 1859), che decretò la definitiva sconfitta dell’Austria. La scelta dell’intitolazione della via alla sola località di San Martino, preferita alla dizione completa di ‘San Martino e Solferino’, lascia poi trasparire una lettura degli eventi decisamente filo-sabauda poiché si è messo in rilievo il contributo dato dall’esercito piemontese guidato da Vittorio Emanuele II, vincitore dello scontro di San Martino, rispetto all’azione delle truppe francesi, vincitrici a Solferino.
Parallelamente a via Roma fu aperta «la strada che si stacca dalla via presso la ferrovia e dirigendosi a nord va a sboccare nella piazza Vittorio Emanuele dopo aver attraversato la proprietà dei signori Fratelli Bini» (ASCE, ivi). La nuova arteria stradale fu intitolata a Curtatone e Montanara, evento centrale della prima guerra di indipendenza (29 maggio 1848) il cui ricordo -nonostante la vicina ricorrenza della festa dello Statuto – era ancora molto sentito in tutta la Toscana che continuava a celebrare messe a suffragio dei caduti, onorati come veri e propri ‘martiri’. Nella battaglia di Curtatone e Montanara, infatti, persero la vita oltre 150 volontari appartenenti al Battaglione Universitario Toscano, perlopiù giovani studenti non ancora ventenni che male equipaggiati e non addestrati affrontarono con coraggio l’esercito austriaco.
Infine, l’odonomastica empolese non manca di far riferimento alla cronaca dei recenti eventi bellici. Contestualmente alla celebrazione risorgimentale abbiamo, infatti, l’esaltazione dell’avventura coloniale italiana qui rappresentata nella figura del generale Oreste Baratieri, ex garibaldino, il «prode che in questi giorni tenne alto, nelle ospitali regioni africane, il nome e il valore italiano» cui viene intitolato il viale che «partendo dall’angolo nord ovest della piazza viene a trovare la via Ridolfi» (ASCE, ivi) e che corrisponde, oggi, al tratto iniziale dell’attuale via Verdi. La delibera è il frutto dell’entusiasmo suscitato pochi giorni prima (13-15 gennaio 1895) dalle vittorie italiane in Etiopia contro l’esercito abissino di Menelik, che ben presto si esaurirà con la devastante sconfitta italiana di Adua (1° marzo 1896) in seguito alla quale il Baratieri fu deferito al tribunale militare.
Elisa Boldrini©riproduzione riservata
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