Abbiamo visto nei precedenti post come nei primi anni del ‘900 l’amministrazione comunale empolese abbia proceduto all’ampliamento del paese in direzione di Firenze, attraverso la lottizzazione dei terreni, già Vannucci Zauli, compresi tra la linea ferroviaria e via Fiorentina.
In questo contesto prende forma l’asse stradale di via XX settembre che, ortogonalmente a via Tripoli, definisce il reticolo viario a maglie regolari che caratterizza lo sviluppo dei quartieri orientali della città.
Il nome della strada fu approvato dalla giunta comunale con la seduta del 16 giugno 1913 [ASCE, Postunitario, 3/283, 10.1.16 (1913)] attestando l’omaggio dell’amministrazione locale ad una delle date simbolo dell’Italia postunitaria, il 20 settembre 1870, giorno in cui l’esercito italiano era entrato a Roma attraverso la breccia di Porta Pia mettendo così fine al potere temporale del Papa e ricongiungendo, finalmente, la città al resto della nazione ormai quasi completamente riunita sotto la casa regnante dei Savoia.
Conclusasi da pochi mesi l’avventura coloniale italiana nei territori libici, la giunta comunale votava compatta l’intitolazione della nuova via al 20 settembre 1870, a differenza della vicina via Tripoli, grazie anche all’unanime riconoscimento delle varie forze politiche locali del valore di questa data. Per quanto ormai l’Italia giolittiana andasse progressivamente stemperando il ricordo di questo avvenimento in vista di futuri accordi con i cattolici per le elezioni dell’autunno del 1913, nel variegato ventaglio dei significati attribuiti alla presa di Roma, liberali e moderati celebravano la realizzazione dell’unità nazionale sotto l’egida delle istituzioni monarchiche (Verucci, Il XX settembre, in I luoghi della memoria. Personaggi e date dell’Italia unita, a cura di Mario Isnenghi, Roma 2010), mentre anticlericali e socialisti, insieme ai circoli delle società operaie e ai massoni, ne commemoravano il significato di abbattimento del potere temporale dei papi.
Al momento dell’intitolazione della nuova strada, la data del XX settembre era celebrata come festività nazionale, «prima ed unica festa laica nell’Italia postunitaria» (Verucci), che a questi anni aveva ormai sostituito la festa dello Statuto quale simbolo del ‘Risorgimento laico’ (A. Gori, Tra patria e campanile. Ritualità civili e culture politiche a Firenze in età giolittiana, Roma 2014). La festa fu istituita nel luglio del 1895, in occasione del 25° anniversario della liberazione di Roma. Nel corso degli anni, a differenza di altri comuni, come ad esempio quello di Firenze dove le celebrazioni della giornata erano gestite dall’associazionismo reducistico ed assistenziale (Croce bianca, Misericordia, ecc.), l’amministrazione comunale empolese ricordava l’evento con l’annuale affissione di manifesti commemorativi, che richiamavano con toni patriottici e veemenza retorica alla sacralità della festa quale «compimento materiale della Italia nostra unificata (…) sotto la guida illuminata del monarca saggio e liberale» (ASCE Postunitario, 3/229, 6.3.1), cui si accompagnavano cortei per le vie cittadine allietati dall’intervento della banda musicale. A questo proposito, veniamo a conoscenza da una nota manoscritta allegata alla documentazione del carteggio comunale che il 20 settembre 1911, a pochi giorni dall’inizio della guerra italo-turca, per le strade di Empoli la locale banda musicale suonava un repertorio patriottico che comprendeva la marcia reale, Verdi e il nostro Giuseppe Cecchi [ASCE, Postunitario, 3/262, 6.3.7 (1911)].
L’intitolazione della via al XX settembre non è venuto meno neppure quando nel 1930, in piena epoca fascista, la festa fu soppressa a favore della celebrazione dell’XI febbraio 1929, data in cui furono sottoscritti i cosiddetti patti lateranensi tra lo stato italiano e la Chiesa cattolica. Tappe fondamentali del lungo percorso della questione romana, definitivamente chiusa con la firma degli accordi dell’XI febbraio con cui la Chiesa riconosceva l’esistenza dello Stato italiano dando poi vita allo stato della Città del Vaticano e confermando la religione cattolica quale unica religione della nazione italiana, all’interno dei quartieri orientali nati nelle vicinanze del centro empolese le due date condividono anche una prossimità spaziale: solo la parallela via Renato Fucini divide, infatti, il tracciato della via XX settembre da quello di via XI Febbraio che si sviluppa lungo la linea ferroviaria fino al limite del torrente Orme. Il nome – approvato con delibera del podestà del 7 novembre 1931 [ASCE, Postunitario, 3/415, 10.1.16 (1932), 7 novembre 1931] – fu attribuito «alla via che conduce alla fabbrica di concimi chimici», cioè la Montevivo in Pratignone, su proposta del professor Vittorio Fabiani e di Emilio Comparini a ricordo di uno degli «avvenimenti di straordinaria ed eccezionale importanza e di ripercussione più che nazionale, mondiale addirittura: (…) la Conciliazione tra Chiesa e Stato» [ASCE, Postunitario, 3/415, 10.1.16 (1932), 17 febbraio 1931].
Elisa Boldrini©Riproduzione riservata
by